Nell'estate della ripartenza dopo il blocco causato dall'epidemia di Covid-19, c'è stata grande difficoltà a reperire lavoratori stagionali. La Fondazione studi consulenti del lavoro ha effettuato un monitoraggio che ha evidenziato una carenza di circa 22mila lavoratori stagionali, pari al 46% della richiesta.
Gli imprenditori del comparto turistico e ristorativo hanno avuto notevoli difficoltà nel reperire i lavoratori in numero utile per affrontare la maggiore domanda legata alla bella stagione e al suo picco di Ferragosto. Questo, secondo chi era alla ricerca di un lavoro è stato dovuto da un’offerta economica al di sotto delle aspettative.
Il fenomeno della carenza di personale
Il fenomeno della carenza di profili professionali sta diventando sempre più evidente in Italia e rischia di avere gravi conseguenze sul mercato del lavoro. Secondo la Fondazione studi consulenti del lavoro, entro il 2026 mancheranno all'appello 1 milione e 350mila lavoratori, a fronte di una domanda di 4,3 milioni di posti da occupare. Questa situazione sta già creando difficoltà alle imprese, che faticano a trovare personale qualificato, e potrebbe avere ripercussioni negative sull'economia nel complesso.
La carenza di cuochi, camerieri e addetti agli stabilimenti balneari è un problema diffuso in Italia, ma è particolarmente pronunciato in agosto, quando la percentuale di posti vacanti raggiunge il 32%. Questo fenomeno interessa diversi settori, dall’edilizia alla logistica, e i motivi sono molteplici. In molti casi, si tratta di lavori stagionali che vengono svolti da lavoratori precari o da giovani in cerca di un’occupazione. Altri fattori che contribuiscono alla carenza di manodopera sono la cattiva gestione delle risorse umane da parte delle imprese e la diffusione della precarietà lavorativa.
La crisi demografica
L'Italia sta affrontando una sfida demografica senza precedenti. Tra il 2018 e il 2021, la popolazione in età da lavoro si è ridotta di 636mila residenti, di cui 262mila con meno di 35 anni. Questo significa che c'è una enorme pressione sulle persone che sono ancora in età lavorativa, perché devono sostenere un carico di lavoro sempre più pesante. Inoltre, il numero di persone che non cercano un lavoro o sono scoraggiate a farlo è aumentato del 1,5%. Questa situazione sta mettendo a dura prova l'intero sistema economico italiano.
Salari al di sotto delle aspettative
I dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) certificano un fenomeno più generale di allontanamento dal lavoro che ha diverse cause. Tra queste, il rifiuto di lavori a bassa remunerazione, l’aumento del numero dei percettori di sussidi pubblici, come il Reddito di Cittadinanza, durante la pandemia o, più semplicemente, un cambiamento delle priorità di vita che ha portato le persone a privilegiare il benessere individuale.
Divergenze tra domanda e offerta
Il nostro Paese ha uno storico mismatch tra domanda e offerta di formazione, il che spiega perché sia così difficile reperire i profili più specializzati. Secondo l'indagine Unioncamere, cui la ricerca "Il lavoro che c'è, i lavoratori che non ci sono" attinge i dati, a partire dal 2022 il mercato del lavoro italiano potrebbe aver bisogno, in media, ogni anno di circa 238.000 laureati e 335.000 diplomati secondari; a questi si aggiungerebbero circa 130.000 diplomati delle scuole di formazione professionale.
La non adeguata programmazione dell’offerta formativa rischia di creare nei prossimi anni criticità rilevanti nei percorsi di crescita occupazionali nel Paese. Questo è particolarmente preoccupante in un momento in cui l’economia sta già affrontando sfide importanti. È fondamentale che il governo prenda immediatamente provvedimenti per correggere questa situazione.
La necessità di trovare soluzioni
Come si evince dal quadro appena presentato i dati sul mercato del lavoro in Italia sono preoccupanti: c'è l'esigenza di intervenire in tempi rapidi per evitare che la situazione diventi ancora più critica. I prossimi quattro anni saranno cruciali per il futuro del nostro Paese: dobbiamo agire ora per garantire un futuro stabile e prospero a tutti i cittadini.
Sebbene però, per alcuni dei problemi sopra citati sarà necessario del tempo poter rimediare (come ad esempio sulla crisi demografica o la formazione del personale), su altri è possibile intervenire nell’immediato e su altri ancora sono già disponibile delle possibili soluzioni per poter attirare personale.
Il Decreto aiuti bis
Il dl Aiuti bis offre importanti novità per dipendenti, autonomi e pensionati. La decontribuzione aggiuntiva di 1,2 punti da luglio a dicembre interesserà tutti i lavoratori, mentre l'incremento da 258 a 600 euro della soglia dei cosiddetti "fringe benefit" esentasse riguarderà anche il pagamento delle utenze domestiche. Inoltre, la platea dei percettori dell'una tantum di 200 euro sarà allargata a diverse categorie finora escluse e ci saranno cento milioni in più per il bonus inflazione per gli autonomi.
Bonus 200 euro
È ufficiale: il bonus di 200 euro sarà esteso anche a 40mila lavoratori che finora non hanno beneficiato dell'indennità. L'indennità sarà pagata, in via automatica, nella retribuzione di ottobre 2022, previa dichiarazione del lavoratore di non aver beneficiato dell'indennità e di essere stato destinatario di eventi con copertura di contribuzione figurativa integrale dall'Inps. Tra le categorie che potranno ottenere il bonus anche 50mila pensionati, 56mila dottorandi e assegnisti di ricerca a condizione che abbiano contratti attivi alla data di entrata in vigore del provvedimento, e che siano iscritti alla gestione separata, nonché 148mila collaboratori sportivi, colpiti dalla pandemia e dalla crisi energetica, rimasti esclusi dalla misura.
Tetto di esenzione fino a 600 euro sul welfare aziendale
Il provvedimento punta poi a rafforzare il welfare aziendale, incrementando a 600 euro il valore dei beni ceduti e dei servizi non concorrenti a formare il reddito di lavoro dipendente. In questo modo, i lavoratori dipendenti potranno beneficiare di un maggiore rimborso per il pagamento delle utenze domestiche, del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.
Secondo l’attuale legislazione prevede, per questi benefits, la non concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente fino a un limite di 258,23 euro. Se il valore è superiore, lo stesso concorre interamente a formare il reddito. Questa misura, introdotta nel 2020, costa 86,3 milioni di euro per l’anno 2022 e 7,5 milioni di euro per l’anno 2023.
Welfare aziendale come attrattiva di dipendenti
I programmi di welfare aziendale possono avere un enorme impatto sui dipendenti, migliorando il loro livello di impegno e motivazione. Questo a sua volta può portare a un aumento della produttività, poiché i dipendenti saranno più disposti a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Una buona reputazione interna si traduce in un migliore employer branding, cioè in un’impresa più attrattiva come posto di lavoro. Un clima positivo e collaborativo in ufficio si riflette sulla capacità di attrarre nuovi candidati, sia per la retribuzione, sia per l’attenzione che l’impresa pone al benessere dei dipendenti. Inoltre, la conversione dei premi di produttività in servizi di welfare permette all’azienda di beneficiare di una deducibilità dei costi. Infine, la disponibilità di piattaforme digitali, come ad esempio Beneficy, per la gestione di servizi di welfare aziendale da parte di terzi sgrava ulteriormente l’azienda della gestione operativa di tali servizi.
Matteo Paolini inizia la sua carriera da giornalista durante i primi anni dell’Università degli Studi di Verona. Consegue la Laurea Magistrale in Editoria e Giornalismo e nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti.
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